Tutti in trepidante attesa. Sì, oramai il termine quantitative easing è diventato familiare ai più. Così familiare e così positivamente rappresentato dai media che per molti rappresenta la “soluzione a tutti i problemi”, il toccasana che sistemerà tutto, insomma l’ennesima arte magica in salsa economica. Tuttavia, come sempre accade nelle “faccende economiche” e questo caso non rappresenta certo l’eccezione alla regola, non basta affatto il rumore di qualche rotativa in più (ormai più in senso figurato che reale) per risolvere i mali della nostra epoca. Sarebbe fin troppo facile “pigiare” un tastino per risolvere ogni crisi economica. Non è così, perché la vita reale è fatta di tanti contesti differenti, di tante possibili soluzioni ovvero di tante, anzi tantissime, variabili che a vario grado possono essere messe in gioco.
Ma ciò che davvero più mi inquieta è proprio leggere, quasi percepire, dai giornali come la scelta di proseguire sulla strada dell’immissione di moneta sui mercati, già ampiamente liquidi, sia rappresentata come cosa assolutamente buona e giusta. Sì, mercati già così liquidi da rendere la “liquidità” di fatto illiquida. Insomma, l’ennesima prova che nulla si è imparato dalla storia economica, bensì si cerca di giustificare tale scelta con i cosiddetti “casi di successo”.
Ecco quindi che il terribile modello americano diventa, anche e proprio per coloro che lo ritengono tale, un esempio di come l’allentamento quantitativo (le traduzioni in italiano dall’inglese economico hanno spesso e volentieri un retrogusto di inquietante e misterioso..) abbia rilanciato l’economica statunitense. Eh sì! Non soltanto, perché il secondo naturale esempio è quello della cosiddetta regola della pecora. Già, perché anche gli altri fan così (vedasi il caso della Bank of Korea che ha ridotto al minimo storico i propri tassi di riferimento) e dunque si dia pure il via alle danze e si stampi tutta la moneta che si vuole, signori miei!
Che tristezza. Sì, una terribile tristezza. Si capisce certo che la forzata sintesi degli spazi dei notiziari e del numero delle lettere degli articoli non aiuta certo a formulare spiegazioni complete, ma ridurre l’insieme delle cose ad un 1 X 2 risulta quasi penoso. Il tutto costruendo nelle menti di molti facili considerazioni e semplici conclusioni, beceramente scontate.
Lo si dica chiaramente, per una volta, che il modello americano non è comparabile e soprattutto non lo è con quello europeo. Il sistema economico americano ha particolarità tutte sue ed è per questo che certe manovre funzionano ed è per questo, soprattutto, che la locomotiva americana corre! Dare il via ad operazioni di quantitative easing non rappresenta quindi necessariamente una cosa positiva o negativa perché sono tante le variabili in gioco da considerare. Ma, soprattutto, e la storia economica lo ha dimostrato più volte, fare ciò che gli altri fanno non è detto che sia una buona cosa.
Infatti, la tendenza delle principali autorità monetarie mondiali di tagliare i propri tassi di riferimento è dettato dalla necessità di stare al passo con la guerra valutaria in atto e con la logica delle esportazioni (vedasi la scelta coreana). Il caso giapponese (ovvero la cosiddetta trappola della liquidità) e la storia americana (ovvero la sua spiccata vitalità economica) insegnano chiaramente che le sole manovre monetarie, senza un adeguato modello economico e sociale sottostante, non possono far altro che fornire altro tempo al moribondo, ma certamente non aiutano a guarirlo. E’ però scontato che lo zucchero sia meglio della medicina, anche se a lungo andare caria i denti e nutre poco, mentre la seconda, seppur sia amara, vedrete che diventerà proprio necessaria…